Non è la prima volta che ci soffermiamo sull’importante fenomeno dello Smart Work: la possibilità di svolgere la propria mansione da casa non deve essere sottovalutata, in quanto si rivela portatrice di molteplici ricadute positive sul mercato del lavoro, sia in termini di produttività che di costi. L’argomento è ormai approdato in Senato ed è in dirittura d’arrivo una precisa legislazione che regoli tale attività, tutelando sia le aziende che i dipendenti che decidono di avvalersene. Tuttavia resta ancora un grosso passo da compiere, ovvero istruire i soggetti coinvolti riguardo al fenomeno.
Il gap più difficile da colmare, infatti, non è di tipo tecnologico, bensì sociale. In Italia è ancora molto diffusa la mentalità per la quale il “capo” debba letteralmente controllare a vista i dipendenti per assicurarsi che compiano il proprio lavoro e che la giornata lavorativa debba essere geograficamente relegata a precisi spazi. Dal lato opposto anche molti lavoratori si sentono spaesati a prestare il proprio servizio da casa o da altri luoghi non prettamente aziendali, considerando la cosa del tutto fuori luogo e poco performante.
Per ovviare a tutti questi inconvenienti l’
Si parte da una fase di conoscenza, per poi passare alla realizzazione vera e propria ed infine al consolidamento e conseguente mantenimento. Solo quando le aziende e i dipendenti avranno sviluppato la giusta sensibilità all’argomento e saranno in grado di stabilire un autentico rapporto di fiducia, sarà allora possibile attuare grandi cambiamenti al mercato del lavoro odierno, ancora troppo ancorato al passato e a sistemi di valutazione della produttività ormai obsoleti. Perché, è bene ricordarlo, “il lavoro non è più il luogo dove si svolge ma il risultato che porta”. Parola di Christian Parmigiani, Vice Presidente di 4ward.
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